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Intervento di Carlo Triarico al convegno Cibo e Clima di Firenze, Palazzo Vecchio 3 febbraio 2024

Il 2 e il 3 febbraio scorsi si sono tenute a Firenze due giornate per guardare al futuro di Cibo, Clima e Cultura dell’alimentazione organizzate da Toscana Bio, Organic Cities e Apab, con il patrocinio del Comune di Firenze e con il sostegno di ProbiosQualità e ServiziIstituto degli Innocenti, delle riviste Terra Nuova e Terra Biodinamica e del Libraccio.

In particolare sabato 3 durante la mattinata, presso la suggestiva cornice della Sala d’Arme di Palazzo Vecchio, si è tenuto il Convegno dal titolo Cibo e Clima a cui ha partecipato con un suo intervento Carlo Triaricopresidente dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica.

Riportiamo di seguito una sintesi del suo intervento.

Carlo Triarico, presidente Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, spiega l’importanza di ripartire dalle comunità soprattutto ora che il modello agricolo dominante è in forte crisi. Si assiste infatti al crollo della redditività per gli agricoltori, alla volatilità dei prezzi, alle sperequazioni lungo la catena del valore, agli interessi dei poteri forti per manipolare le proteste contro il Green Deal, oltre al fatto che l’80% dei finanziamenti va al 20% degli imprenditori agricoli e premia l’agricoltura intensiva. Dobbiamo ripartire dalle comunità come è accaduto alla fine dell’Impero Romano quando l’esperienza Benedettina fu alla base di un nuovo sistema agricolo che dai monasteri si diffuse nelle comunità. Un modello agricolo che è sopravvissuto per secoli, fino a 100 anni fa. Non a caso un secolo fa nasce la proposta dell’agricoltura Bio. Triarico spiega che parlare di agricoltura industriale è una antitesi perché si tratta di due modelli, quello agricolo e quello industriale, completamente diversi. Il modello industriale per sua natura disgrega, produce scarti, mentre quello agricolo è intimamente rigenerativo e quando non lo è perché emula il processo industriale, produce scarti e inquinamento. Un agricoltore che rivendica la dipendenza dai mezzi di produzione prodotti all’esterno dell’azienda è come uno schiavo che rivendica più catene. Il vantaggio che abbiamo è il secolo di sperimentazione sul campo del modello biologico biodinamico, ricco di pratiche e metodi testati nel tempo. Dobbiamo cercare di raggiungere un’agricoltura di sistema e di integrazione, per esempio attraverso i biodistretti, dai quali passeranno i prossimi finanziamenti. Triarico illustra poi il ruolo prioritario e strategico delle mense scolastiche dove si innesca il futuro dell’alimentazione, per provare a creare la domanda di cibo bio, dal basso. E conclude parlando dell’importanza dell’agricoltura 4.0, l’agricoltura ipertecnologica, se finalizzata alla raccolta di dati significativi e funzionali per il raggiungimento degli obiettivi della Farm to Fork e Biodiversità della Commissione Europea, in generale o, per esempio, come supporto informativo per la costituzione dei Biodistretti del cibo.

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