Ibrhaim Abouleish ha passato la soglia della morte. Promettente ricercatore aveva lasciato l’Università di Vienna col sogno di guarire il deserto egiziano con la biodinamica.
Seguì i nostri corsi alla Zelata di Bereguardo e gli si dava di matto. Negli anni ha costruito una comunità agricola, Sekem, su oltre 20mila ettari oggi biodinamici e strappati al deserto egiziano, dando lavoro a 12mila persone in quelle aree, insieme a istruzione e sanità. Ha ricevuto altissimi riconoscimenti. Quando lo invitammo al nostro convegno di Biodinamica alla Bocconi fece scalpore. Iniziarono gli attacchi di certe forze retrive contro la biodinamica. Quando a maggio 2016 scrissi di lui sull’Osservatore Romano e a gennaio ancora lanciai un allarme sulla connessione tra cambiamenti climatici, migrazioni e instabilità e ricordai la possibilità di contrastare la desertificazione anche grazie all’agricoltura biodinamica, fui pesantemente attaccato e con me la biodinamica e chi mi permetteva di esprimermi. Il 17 giugno, la giornata mondiale contro la desertificazione, mentre Ibrhaim va a guardare nel mondo spirituale che da musulmano conosce, il Joint Research Centre della Commissione Europea conferma l’aumentata instabilità e la connessione tra cambiamenti climatici e conflitti. Noi sappiamo che possiamo portare fertilità e pace con una buona agricoltura. Probabilmente lo sanno anche i nostri antagonisti.
Moltiplicare realtà come Sekem vale mille attacchi.
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