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Nessuna garanzia per il futuro dell’alimentazione. La fusione Monsanto Bayer.

L'OSSERVATORE ROMANO - domenica 18 settembre 2016 

di CARLO TRIARICO

La notizia della fusione della Monsanto con la Bayer preoccupa gli agricoltori e non solo. Il fenomeno che sta portando in questi mesi a grandi concentrazioni nell’agroindustria sta cambiando gli equilibri mondiali, senza una governance del bene comune e senza garanzie per il futuro dell’alimentazione.

Si fondono i principali colossi: la Du Pont è ormai con la Dow Chemical, mentre la Syngenta è passata sotto il controllo della Chem China. L’acquisto della Monsanto da parte della Bayer è solo la più vistosa manifestazione del fenomeno. Il colosso tedesco dell’agrochimica e dell’industria farmaceutica comprerà per 66 miliardi di euro la multinazionale statunitense di biotecnologie agrarie, che detiene sia una parte ingente del patrimonio genetico di semi, sia i mezzi chimici necessari per renderli produttivi.

I semi Monsanto, anche ogm, sono stati selezionati in primo luogo per adattarsi alle sostanze agrochimiche della Monsanto stessa, piuttosto che ai bisogni nutrizionali dell’essere umano. Questa combinazione dovrà trovare ora un’integrazione con le politiche della Bayer in materia di farmaci, con un evidente cortocircuito di interessi tra pesticidi, cibo e cure farmaceutiche. A questo si aggiunge il pericolo economico poiché, per la copertura della cifra occorrente alla transazione un gran numero di investitori dovrà essere indotto a puntare il proprio denaro su un’operazione dai risultati incerti.

La terza questione da considerare è il potere enorme che questi colossi detengono rispetto a qualsiasi istanza giuridica e spirituale, che dovrebbe controbilanciarli. Davanti alla crisi, mentre si formano super-colossi economici, cresce l’illusione di poter governare gli eventi con i piccoli stati nazionali, che tendono inoltre a chiudersi sempre di più. Nell’attuale contesto, invece, anche l’Europa e gli Stati Uniti sono deboli. Occorrono quindi spazi di democrazia più ampi e adatti ai tempi. La debolezza della sfera giuridica corrisponde a quella spirituale, perché la crescita della potenza tecnologica ed economica è sana solo se accompagnata dalla crescita nella consapevolezza etica.

Le concentrazioni stanno via via cancellando la biodiversità agraria: chi detiene questi semi ha in mano i mezzi di produzione e determina il sistema alimentare mondiale. L’agricoltura contadina, l’agricoltura biologica e quella biodinamica operano invece per una decisa inversione di rotta.

La trasformazione degli alimenti in strumenti di speculazione finanziaria mette in secondo piano la loro natura nutrizionale e porta a sottrarre il cibo alla domanda alimentare, per concentrarlo dove vale come commodity, cioè come bene standardizzato in funzione dei mercati internazionali. Questo avviene quando i semi, i mezzi di produzione e le terre si riducono nelle mani di pochissimi protagonisti, mentre il cibo perde la biodiversità e la sua differenziazione qualitativa.

Il processo di concentrazione dei colossi dell’agroindustria non è quindi una semplice espressione dell’affermarsi di posizioni dominanti sul mercato. È un’ipoteca sul futuro del modello alimentare e, per alcune popolazioni, significa incertezza circa un futuro alimentare dignitoso.

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