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Elogio al prof. Massimo Vincenzini, Presidente dell’Accademia dei Georgofili

Il presidente dell’Accademia dei Georgofili Massimo Vincenzini ha ritenuto di non sottoscrivere il documento del Seta e della Fisv contro le università che fanno ricerca e insegnamento sull’agricoltura biodinamica. Alla lettera aperta di Carlo Triarico a Vincenzini è seguita una risposta di grande valore civile del presidente dei Georgofili ai 66 georgofili (su circa 800), propensi per la firma del documento Seta Fisv.

Pubblichiamo qui 1. la lettera di Carlo Triarico e 2. la risposta di Massimo Vincenzini ai firmatari.

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Lettera aperta al Professor Massimo Vincenzini
Presidente dell’Accademia dei Georgofili

Egregio Presidente,

dal 27 al 29 febbraio si terrà a Firenze il 36° Convegno dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, l’ente sorto in Italia nel 1947, quale primo della bioagricoltura. Tradizionalmente il convegno è l’occasione per uno scambio tra i più autorevoli nell’ambito dell’agroecologia e vede la partecipazione di scienziati, imprenditori agricoli, decisori politici e i dirigenti delle più importanti organizzazioni agricole e ambientali del Paese. Anche quest’anno l’elenco dei relatori costituisce un panel sul valore dell’evento. A nome dell’organizzazione che presiedo e dei numerosi partecipanti da diverse università europee, sono onorato di rivolgerLe l’invito a partecipare al Convegno, quale nostro atteso e gradito ospite.

Come ogni anno l’evento è però molestato da una intensa attività di lobbismo, atta a impedirlo e a impedire alle istituzioni scientifiche italiane di compiere quel lavoro di ricerca e insegnamento, che le altre istituzioni europee svolgono da tempo. L’attacco non si tiene attraverso i canali, che normalmente alimentano il dialogo e il confronto, anche acceso, in sede scientifica. La storia della scienza, del resto, è storia di quelle controversie, che ne hanno sempre costituito parte integrante ed euristica. Nessun articolo su riviste soggette a referaggio è stato offerto dai detrattori. L’attacco avviene con lo strumento della menzogna e con la pretesa che il giudizio della comunità scientifica si affermi per via di auctoritas, ossia con il numero di firme di rappresentati delle accademie, indipendentemente dalla circostanza che i sottoscrittori abbiano prodotto, o studiato, la letteratura scientifica sul tema. Circostanza che è invece necessaria per sottoscrivere una ricerca. Le firme hanno più il valore di anatema politico ideologico e di esercizio di potere, contro la libertà di ricerca e di insegnamento.

Tale modo di procedere, necessita anche della menzogna. Il documento che il gruppo informale Seta induce a firmare attraverso pressioni sulle maggioranze e sugli assetti istituzionali delle accademie, è gravato da evidenti falsi in sede storica e scientifica. Falsi che potranno raccogliere anche le firme di esimi presidenti di accademie, ma che restano tali, come lo furono quelli sottoscritti dagli esimi predecessori del mondo accademico, che assicurarono una copertura scientifica a leggi immonde, firmando il manifesto della razza. Affermarono per via giuridica qualcosa che non potevano dimostrare con ricerche tra pari.

Dico questo perché so delle pressioni che sono state messe in campo, anche nei suoi confronti, per indurla a firmare senza convinzione un documento che è palesemente falso e fa vergogna alla nostra comunità scientifica.

Come avrà notato, il documento si avvale solo di fonti prese da internet, o da giornali generalisti. Curioso archivio di riferimento da cui attingere per un giudizio scientifico, specie per chi la scienza racconta di difenderla. Tanto più se, come nel documento creato da Seta, le citazioni sono estrapolate da un sito indipendente, non dai documenti ufficiali, tantomeno dalle pubblicazioni scientifiche e dalle metanalisi, che pure sono pubbliche.

Di queste ultime, qualora avesse interesse, sarei lieto di recapitarLe alcuni esempi. Le frasi del sito indipendente usato sono poi astratte dal contesto, con tecnica manipolatoria, che parimenti si potrebbe adottare per denigrare Galileo. Gli estensori del falso documento confondono peraltro la fedeltà alla fisica newtoniana, con il rigore scientifico, permettendosi di ignorare il dibattito sul metodo sviluppatosi tra Otto e Novecento. Dibattito intorno al quale è sorta l’agricoltura biodinamica a opera di stimati ricercatori. Sono a disposizione per fornirLe l’elenco.

Veniamo a un esempio del falso storico. La lettera del Seta afferma che la biodinamica abbia mutuato tecniche dall’agricoltura biologica, cui avrebbe aggiunto pratiche esoteriche. In realtà vale l’opposto. L’agricoltura biodinamica è la prima forma di bioagricoltura da cui è nato, per semplificazione, il settore biologico. Ha il merito di aver concepito il primo approccio agro ecologico della modernità, un sistema conchiuso, che produce alimenti di qualità. I suoi disciplinari, formalizzati negli anni Venti, sono stati la maggiore ispirazione per gli standard che hanno portato l’UE a legalizzare l’agricoltura biologica nel 1991. Per questo gli standard biodinamici contengono solo pratiche e mezzi tecnici presenti e ammessi nei regolamenti europei del biologico. Fatto che è facile accertare leggendo e comparando.

Diversi sono i falsi in sede scientifica. Secondo il Seta, i preparati sono ciò che differenzia la biodinamica dal biologico. Informazione falsa, poiché i preparati sono tra i pochi mezzi tecnici ammessi dall’agricoltura biologica e come tali sono usati abbondantemente dai bioagricoltori. Diverse ricerche ne hanno mostrato l’efficacia. Tali preparati sono anche previsti dalla normativa italiana sui corroboranti, che li regola e insieme agli altri e li ha assoggettati alla verifica periodica di un’apposita commissione tecnicoscientifica. Non potrebbe essere diversamente per la semplice circostanza che le aziende biodinamiche sono tutte certificate biologiche e dunque, non potrebbero applicare niente altro che non sia specificamente ammesso dai regolamenti europei del bio.

Ora chi sa questo e pure firma scientemente un falso, mente sapendo di mentire.

I nostri agricoltori e le organizzazioni agricole non si fanno certo ingannare dai documenti del Seta o dal lobbismo in genere. Sanno bene che intorno all’esempio biodinamico, cresce un indirizzo che vede il nostro paese esprimere un’eccellenza. Ma il danno è per la comunità. L’Italia è il primo esportatore di prodotti biologici e biodinamici, circostanza che preoccupa alcuni poteri multinazionali. Ma un danno maggiore lo riceve la nostra ricerca e la nostra università. Mentre in tanti atenei al mondo si studia l’agricoltura biodinamica, l’Italia è drammaticamente in retroguardia.

Eppure, contrariamente agli allarmi del Seta, le nostre istituzioni scientifiche hanno tutti gli anticorpi per occuparsi di un tema con rigore, facendo innovazione e ricerca, come auspicano gli agricoltori biodinamici. Non hanno bisogno di indici dei temi proibiti, o che le accademie si trasformino nel Santo Uffizio. Obbiettivo purtroppo grato al lobbismo. Il rischio di assoggettamento della ricerca a interessi secondi, rende sospetta la scienza e il ricorso all’intolleranza, all’offesa dall’alto al basso, riduce i ricercatori a una classe impopolare.

Grazie ai fondamenti della rivoluzione scientifica e a tanto serio lavoro, il processo di accostamento scientifico al vero avviene ancora per strade certe e trasparenti. La fatwa intentata dal Seta e sottoscritta da alcune accademie, introduce quindi un pericoloso processo autoritario, che si avvale della politica del potere, per affermare verità che mai si affermerebbero per la via della ricerca tra pari. Secondo l’intenzione dei lobbisti firmare, o non firmare, deve essere avvertito dai ricercatori come strumento di emarginazione, o di accesso al club. Partecipare a un convegno, invece, rischiare processi ed esclusioni. Non permettiamo che questo passi, nell’indifferenza e nella paura. Per questo è un dovere stigmatizzare, quale pericolo per la libertà della ricerca, la tecnica del maccartismo, che oggi vuole derubricare come antiscienza, ogni paradigma innovativo.

Mi rivolgo con Lei, idealmente, agli scienziati del Paese, ai suoi studiosi, alla loro ragionevolezza, perché creino un argine al tentativo di soggiogare a poteri innominabili la tradizione italiana di ricerca, il nostro futuro, la nostra vita.

Carlo Triarico

Presidente Associazione per l’Agricoltura Biodinamica

 

Replica del presidente Massimo Vincenzini ai sottoscrittori della richiesta di firmare il documento contro l’Agricoltura biodinamica nelle università italiane.

L’Accademia dei Georgofili “si propone di contribuire al progresso delle scienze e delle loro applicazioni all’agricoltura in senso lato, alla tutela dell’ambiente, del territorio agricolo e allo sviluppo del mondo rurale. Non ha fini di lucro e svolge attività di rilevante interesse pubblico”. Così recita l’art. 1 del vigente Statuto. L’Accademia ha anche aggiornato la definizione del termine agricoltura: “gestione e tutela razionale delle risorse produttive rinnovabili della biosfera”.
Per adempiere agli scopi statutari, l’Accademia, nel corso degli oltre due secoli e mezzo di vita, ha provveduto ad adeguare organizzazione e metodi del proprio lavoro per rispondere alle mutate esigenze dei tempi. Tuttavia, il ruolo svolto dall’Accademia è rimasto immutato: i Georgofili raccolgono nuove acquisizioni scientifiche e nuove idee, per approfondirle e discuterle anche pubblicamente. Da queste attività essi traggono aggiornate sintesi da divulgare, ponendole all’attenzione di coloro ai quali spetta il compito di utilizzarle a fini economici e sociali, secondo scelte politiche responsabili. Questo è il significato del motto che compare nel nostro storico stemma: Prosperitati publicae augendae.
Guardando all’intensa attività svolta nel tempo dai Georgofili risulta quindi chiaro l’importante ruolo civile dell’Accademia, che si è fatta interprete di una equilibrata funzione di raccordo tra scienza e società, con particolare attenzione alle imprese agricole, al reddito degli addetti in agricoltura e all’opinione pubblica, sempre ribadendo l’intrinseco valore polifunzionale delle attività agricole.
Il nostro Presidente Onorario Franco Scaramuzzi, scomparso di recente dopo essere stato alla guida dell’Accademia per quasi tre decenni, ha più volte, anche in dibattiti pubblici, sostenuto che “l’agricoltura dovrebbe essere considerata nel suo insieme, non solo per ragioni etimologiche [agricoltura come complesso sistema agro-silvo-pastorale], ma anche perché ha bisogno di una maggiore forza unitaria per farsi ascoltare con la dovuta attenzione”.
Anche le aggettivazioni che spesso affiancano la parola agricoltura, oltre a generare confusione nell’opinione pubblica, indeboliscono l’agricoltura anziché rinforzarla.
I Georgofili sono ben consapevoli che esistono vari modi per soddisfare la produzione primaria, ma hanno sempre evitato di contrapporre un modo di coltivare all’altro, preferendo la via della convivenza e, possibilmente, della integrazione attraverso la ricerca di un dialogo critico. I Georgofili rifuggono qualsiasi etichetta e non innalzano barriere ideologiche.
L’agricoltura, oggi più che mai, è posta di fronte a sfide epocali ed avrebbe bisogno di ritrovare un’univoca coesione. Auspicio, questo, che rinnova le parole pronunciate con forza da Franco Scaramuzzi in occasione dell’inaugurazione del 250° Anno Accademico dei Georgofili: “tutti gli addetti all’agricoltura si facciano sentire in modo univoco, superando le improvvide divisioni e le contrapposizioni che fanno perdere forza ed efficacia”.
L’attuale Presidenza dell’Accademia non intende deviare da questa strada maestra ed invita tutti i Georgofili ad adoperarsi per comunicare alla società le certezze che la scienza può fornire, sempre aperti al confronto davanti alle nuove sfide e alle nuove conoscenze che stimolano la curiosità, autentica anima di ogni ricercatore.
La sede accademica rimane sempre a disposizione per lo svolgimento di confronti di carattere scientifico e tecnico, che siano costruttivi e utili al benessere sociale.

Scarica il programma del 36° Convegno in pdf

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